Un’azienda italiana si è fatta sentire contro il gruppo Stellantis e quanto accaduto anni fa contro il dieselgate, prendendo le difese dell’elettrico. Ecco una lettera di protesta che non può non lasciare sorpresi.
Il mercato dell’auto è in grave difficoltà, e questa non è certo una notizia al giorno d’oggi. Il crollo delle vendite ha colpito sostanzialmente tutti i marchi, con rarissime eccezioni. Il gruppo Stellantis è un gigante finito sotto accusa più volte per le proprie scelte, tra cui quella di puntare eccessivamente sull’elettrico, che sino ad oggi non ha prodotto i risultati in cui si poteva sperare.

Per questo motivo, Stellantis ha scelto di fare un passo indietro e pare intenzionata ad investire principalmente sull’ibrido, mentre si inizia a parlare anche di scelte che sino a poco fa sembravano del tutto fuori dal programma, come la produzione di una FIAT Grande Panda a GPL. Tuttavia, oggi vi riportiamo la pesante lamentela di un’azienda contro il gruppo di John Elkann e quanto accadde con il dieselgate, responsabili, a quanto raccontato, del fallimento di questa importante realtà italiana.
VM Motori, la dura critica a quanto accaduto in questi anni
VM Motori è uno stabilimento del gruppo Stellantis di Cento, che tra 2023 e 2024 ha visto i suoi asset a bilancio svalutarsi di 13 milioni di euro, in base a quanto raccontato da Federico e Valter in una lettera inviata al sito web “Vaiaelettrico.it“. Secondo il pensiero degli autori della lamentale, la colpa della crisi non è di certo dell’elettrico, ma dell’arretratezza tecnologica e culturale del Paese, così come della gestione Stellantis e del dieselgate, anche se ha un suo impatto anche il caos provocato dai dazi doganali di Donald Trump.

Un quadro così incerto determina grandi preoccupazioni, e nella lettera, sono arrivate dichiarazioni molto pesanti: “Questa situazione determina gravi incertezze per l’indotto e per il personale stesso di VM, in cassa ormai da mesi. Denota la grave impreparazione del sistema paese e la noncuranza di Stellantis nei confronti degli impatti delle scelte strategiche industriali e dei percorsi che avrebbero potuto far fare all’indotto, anche una forte miopia del tessuto imprenditoriale del nostro paese, ed anche il settore dei manicotti diesel si poteva convertire all’idrogeno“.