Un nuovo fallimento sta per scuotere il mondo delle auto elettriche, un mercato che proprio non riesce a prendere quota, soprattutto in Europa. La famosa azienda è vicina al tracollo finanziario.
Gli anni passano, ma per il momento non c’è niente da fare. Le auto elettriche non riescono a conquistare il mercato europeo, e l’Italia è uno dei paesi in cui le emissioni zero faticano maggiormente. Tutto ciò sta portando molti costruttori a rivedere i propri piani, a cominciare dal colosso Stellantis. Dopo aver indetto, sotto la guida dell’ex CEO Carlos Tavares, il piano Dare Forward 2030, che punta a vendere solo veicoli elettrici in Europa entro cinque anni, le cose stanno cambiando.

La crisi generata dalle scarse richieste di auto elettriche sta portando i vertici a riconsiderare l’ibrido ed a puntare su di esso, ed ora starà al nuovo CEO Antonio Filosa gestire questa delicata situazione. Nel frattempo, la scarsa diffusione delle BEV sta per provocare l’ennesima vittima, ma non è un costruttore di veicoli a finire in bancarotta. Con vendite ridotte a numeri sempre più bassi, anche i fornitori di componentistica, come le batterie, sono al collasso, ed in queste ultime ore ne abbiamo avuta l’ennesima riprova.
Northvolt, l’azienda rischia di chiudere i battenti il 30 di giugno
C’è sempre meno tempo per salvarsi per l’azienda svedese Northvolt, fondata nel 2015 a Stoccolma. Si parla di una realtà che puntava a diventare il punto di riferimento nella produzione di batterie per auto elettriche, e che ora rischia di chiudere i battenti. Anche l’unico stabilimento di Skelleftea potrebbe fermare la produzione il prossimo 30 di giugno, nel caso in cui non dovesse arrivare alcun acquirente. Chiunque dovesse farlo, sarà costretto ad accollarsi un debito da 10 miliardi di euro, ed è questo che sta fermando ogni tipo di trattativa, condannando l’azienda a finire in bancarotta.

La produzione, al momento, non riguarda le auto elettriche, ma i camion ad emissioni zero prodotti da Scania, ma anche quest’attività è ormai vicina ad essere fermata. Il curatore fallimentare nominato a marzo dal tribunale sede è stato incaricato di cedere beni ed attività dell’azienda, ma nessuno si è fatto avanti in maniera concreta. I 900 dipendenti sono già stati avvisati della situazione, e si rischia il fallimento completo, con conseguenze licenziamento dei lavoratori. L’unica ancora di salvezza è rappresentata dalla cinese CATL, che starebbe sondando una trattativa, come annunciato dal fondatore e presidente Robin Zeng. Se l’affare non dovesse concludersi positivamente, Northvolt fallirebbe del tutto.