Il gruppo Stellantis non si sta facendo amare in Italia, ed ora è stato reso noto che oltre 400 dipendenti da un noto stabilimento saranno licenziati. Ecco dove è previsto il taglio ai posti di lavoro.
Il periodo nero di Stellantis non si ferma, così come quello dell’industria automobilistica italiana, ormai finita da anni in una crisi che non ha precedenti nella nostra storia. Il nuovo CEO Antonio Filosa avrà a che fare con una situazione molto delicata, con l’obiettivo di far rispettare il nuovo piano Italia tanto sbandierato da John Elkann qualche mese fa, ma che per ora non sta trovando riscontri nei fatti.
A causa della crisi delle vendite e del bisogno di risparmiare tagliando la forza-lavoro, Stellantis ha in mente la bellezza di 2.000 esuberi almeno nel 2025, e tanti di essi sono già stati portati a compimento. Il crollo della produzione, scesa sotto i 500 mila veicoli nel corso del 2024, ha portato i vertici ad operazioni di licenziamenti di massa, ed ora c’è una novità, non certo positiva, che riguarda uno stabilimento abruzzese. Andiamo a scoprire cosa è stato deciso e quali sono state le reazioni.
Il 10 di giugno scorso si è tenuto un importante incontro tra le organizzazioni sindacali e Stellantis Atessa, stabilimento situato in Abruzzo, alle porte di Chieti. Si è discussa l’operazione nota come Separation, relativa all’incentivo ad uscite anticipate dai contratti, in modo da poter diminuire il numero di dipendenti. L’ex stabilimento SEVEL, Stellantis Plastics e gli enti centrali hanno preso parte all’incontro, e si è deciso un ulteriore taglio del numero dei lavoratori, che negli ultimi anni era già sceso da 6.000 a 4.800 occupanti.
In base a quanto stabilito, Stellantis taglierà altri 427 posti di lavoro, 400 nella ex SEVEL, 25 nella divisione Plastics e 2 negli enti entrali. L’occupazione cala per via del livello produttivo che è drammaticamente diminuito rispetto al passato, attestandosi a circa 850-870 furgoni al giorno, mentre in precedenza se ne realizzavano almeno 1.250 al giorno. La Fiom Cgil non ha voluto firmare l’accordo, affermando, tramite i suoi rappresentanti, che la strategia di tagliare continuamente posti di lavoro non è quella vincente, e che occorrerebbe, viceversa, incentivare nuove assunzioni.
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