E’ un momento molto difficile per le aziende. Un nota realtà nostrana, da anni sotto il controllo estero, vive una situazione disperata.
Vi sono storie industriali che meriterebbero di essere analizzate con attenzione allo scopo di evitare ulteriore disastri futuri. La crisi degli ultimi anni ha colpito anche player che sembravano inscalfibili. Le limitazioni dettate dalla pandemia del Covid-19 e i noti conflitti internazionali hanno incrinato i fatturati di tante imprese. A livello italiano si sono registrati numerosi fallimenti.
Magneti Marelli ha presentato una istanza di fallimento presso il Tribunale del Delaware, con un’esposizione debitoria di 4,9 miliardi di dollari. Per chi non la conoscesse, l’azienda italiana ha una storia molto antica. Fondata nel 1919 da Giovanni Agnelli e Ercole Marelli, l’azienda è diventata leader globale nella componentistica auto. Nel 2019 il Gruppo FCA ha deciso di venderla ai giapponesi di CK – Calsonic Kansei per 6,2 miliardi di euro.
Il colosso italiano colse il timing perfetto per cedere la gestione aziendale perché negli anni successivi si è registrato un tracollo. Nel 2022 Magneti Marelli è finita nella mani del fondo statunitense KKR, oggi con una esposizione debitoria preoccupante. Si cerca una via d’uscita che potrebbe essere SVP (Strategic Value Partners), affiancato da Fortress, Mbk e Deutsche Bank. E’ pronto un finanziamento ponte da 1,1 miliardi di dollari per garantire la continuità operativa durante la procedura di Chapter 11.
In Italia per l’ex colosso della componentistica la situazione si è fatta insostenibile. Ben 6.000 lavoratori, 1.600 solo a Torino, sono coinvolti in una profonda crisi a causa dei debiti accumulati dall’azienda. Le famiglie attendono delle risposte immediate.
I sindacati sono intervenuti per chiedere un confronto con il Governo. Sebbene sia stata ceduta da anni, l’azienda ha ancora un forte legame con il nostro territorio. La procedura fallimentare negli Stati Uniti sta avendo delle conseguenze anche nel nostro Paese con un buco da 4,9 miliardi di dollari. L’istanza di fallimento negli Stati Uniti è stata presentata, ma è in Italia che si pagheranno conseguenze devastanti per i lavoratori. Anni di cattiva gestione hanno condotto a una crisi che sembra irreversibile. Sul tavolo delle negoziazioni c’è una piccola speranza, ma non basta per far dormire sogni tranquilli ai lavoratori.
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