La crisi del gruppo Stellantis non fa più notizia, ed i primi sei mesi dell’anno raccontano una crisi che sembra non avere fine. Ora è un noto manager del colosso automobilistico a riflettere sulla situazione.
Il 2024 era stato un anno molto negativo per Stellantis, per non dire drammatico sotto il profilo della produzione e delle vendite. Chi si aspettava un pronto riscatto nel 2025, tuttavia, rimarrà molto deluso, dal momento che le ultime notizie sono altrettanto pessime. Il gruppo ha chiuso il mese di giugno con un calo delle vendite pari al 32,9% in Italia, pari ad appena 32.437 unità, in base ai dati riportati da Dataforce ed appena diffusi.
La flessione è impressionante e riguarda l’intero primo semestre, con un -11,7% sul territorio italiano, con sole 250.524 unità vendute, ed una quota di mercato che è diminuita al 29,3%, siglando un -2,6%. Molto male la FIAT ma soprattutto la Lancia, che fa registrare un tracollo dell’89%, mentre è boom per l’Alfa Romeo, che sale dell’89,5%. Un noto manager di Stellantis ha lanciato un allarme in merito al futuro, annunciando che è necessario un rapido cambiamento, da concordare con l’Europa. Viceversa, un gran numero di stabilimenti verranno chiusi, con tagli consistenti ai posti di lavoro.
Il responsabile della regione Europe Enlarged di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, è intervenuto agli Stati Generali sull’energia organizzati da Forza Italia a Montecitorio. L’elevato costo dell’energia e le normative imposte dall’Unione Europea anti-inquinamento rischiano di provocare una grave crisi: “Siamo a pochi mesi da una crisi industriale che pochi riescono a percepire. Oggi, con il 10% delle vendite nel comparto commerciale, riesco a coprire un terzo della quota europea prevista. Il rischio è di dover pagare fino a 2,5 miliardi di euro in sanzioni entro due o tre anni. In Francia pago il MWh 65 euro, in Spagna 80 ed in Italia oltre i 180 euro. Perché non ci muoviamo come Unione Europea per ridurre tali costi?“.
L’allarme lanciato da Imparato è molto serio, e Stellantis vuole che si trovi in fretta una soluzione, perché c’è il serio rischio che lo scenario si complichi ulteriormente: “Se le cose non cambieranno in poco tempo ed in modo significativo, saremo costretti a delle decisioni drastiche, come la chiusura degli stabilimenti“. Un allarme che non può restare inascoltato, dal momento che il gruppo ha già chiuso o ridotto la produzione in tanti siti di produzione europei ed italiani. Tutto a discapito dei posti di lavoro.
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